Nel 1917, nel corso della grande guerra, quattro giovani uomini di Vallemontagnana che partecipavano al conflitto furono mandati in licenza.
Avevano tutti una famiglia, e le mogli riuscivano con enormi sacrifici a sostenerne il peso, con quel che potevano ricavare dalla campagna e dai piccoli allevamenti che la zona permetteva.
Provati dal lungo conflitto, e dalle condizioni in cui versavano le loro famiglie questi uomini decisero di non tornare al fronte, e diventarono disertori.
Furono perciò da quel momento ricercati dalle forze dell’ordine, che da Fabriano si recavano anche a piedi nella frazione per portarli in prigione.
Per sfuggire alla cattura si rifugiarono per molti mesi in una grotta, che avevano attrezzato in maniera spartana all’interno, ma molto ben mimetizzata nell’accesso.
I Carabinieri che arrivavano per catturarli erano già molto stanchi per il tragitto a piedi fino alle abitazioni della Frazione e non conoscevano i luoghi e gli anfratti, e perciò non erano in grado di scovarli.
Quegli uomini riuscirono quindi a sfuggire a lungo alla cattura, vivendo di giorno nella grotta, e scendendo di notte per prendere i viveri ed incontrare i familiari, in luoghi prestabiliti.
Per stanarli le autorità decisero di prendere le mogli ed imprigionarle, per costringerli a costituirsi.
Durante queste operazioni successe una tragedia: la carrozza dei carabinieri in un tratto scosceso si rovesciò; nel carro veniva trasportata la moglie di uno dei disertori con un suo figlio in fasce.
Nell’incidente il bambino morì.
A causa di questo episodio i disertori non ebbero più il coraggio di continuare la loro latitanza e si costituirono, per consentire la liberazione delle loro mogli. Era il 1918.
Furono portati in prigione a Genova.
Con l’armistizio dell’ottobre del 1918 venne l’amnistia per i quattro giovani.